Negli Stati Uniti l’House Committee on Intelligence è un vero e proprio mastino, i suoi membri sono temuti e riveriti, le sue inchieste profonde e devastanti. Un vigilante di vigilanti con i fiocchi, insomma. Il Copasir italiano, che in teoria deve controllare il nostro apparato di intelligence, è perennemente sballottato dall´alternanza degli equilibri parlamentari e dalla conclamata semi-irrilevanza che affligge il nostro Parlamento.
Gli elenchi del programma di audizioni svolte dal 2008 a oggi, elencati in un articolo di Stefano Sansonetti su Italia Oggi inducono a interrogarsi sulle logiche che le hanno mosse.
Si tratta di audizioni finalizzate a capire l´evoluzione del nostro tessuto economico e le minacce sempre nuove che emergono, come è ripetuto con cadenza annuale in tutte le relazioni del nostro apparato di intelligence? Se è così, si deve notare l´assenza di esponenti della sicurezza economica. Dove sono, ad esempio, i responsabili dell´Uif della Banca d´Italia, il celebre mastino dell´antiriciclaggio? La loro collaborazione potrebbe forse aiutare il Copasir a spiegare le impressionanti dimensioni delle rimesse di denaro verso l´estero, e verso la Cina in particolare. E dove sono i dirigenti del Ministero dell´Economia e dello Sviluppo economico? Quante audizioni sono state dedicate alla tutela della proprietà intellettuale (tema che riguarda da vicino la nostra industria), si chiedono molti addetti lavori?
Quante alla presenza cinese in Italia? Dove sono i rappresentanti di Huawei e Zte, su cui talvolta li 007 italiani hanno sollevato domande in materia di reti strategiche?
Insomma, occorre certo salutare con favore l’interesse del comitato parlamentare presieduto da Massimo D’Alema sulla strategicità e sull’italianità dei colossi bancari, finanziari e industriali ma forse serve a questo punto allargare ancor più lo spettro della vigilanza.